Un economista Keynesiano profeta grillino


Mauro Gallegati, economista keynesiano, allievo di Paolo Sylos Labini, viene ritenuto il consulente economico di Grillo dal quale prende spunti per le sue "uscite" toccate e fuga nel blog e sui palcoscenici di tutta Italia. Un keynesiano quindi non cero un antisistema economico politico, ma solo un riformatore, al cui centro c'è l'intervento pubblico nella sua forma dello Stato hegeliano. Ma spulciando la sua ultima intervista di Roberto Ciccarelli rilasciata presso l'Isfol di Roma. Non manca certo un certo disappunto fra i due, maestro e discepolo, perché Grillo si è fatto prendere la mano parlando del referendum sull'Euro.
Ora la cosa è talmente vaga e superficiale, per cui intorno a questo tema si è detto di tutto e il contrario, nel tentativo di camuffare l'evidente "cazzata",  passando dall'interpretazione di una consultazione sulla politica economica europea,( così come si era tentato d fare in Grecia) via via fino ad arrivare ad una vera e propria decisione popolare per uscire dal sistema della moneta europea.
Persino per Gallegati questo è apparso una fantozziana "cagata pazzesca" Ma non il solo punto di divergenza. Intanto anche per Gallegati il paese ha bisogno di un governo di lunga durata per poter effettuare misure di lungo respiro e quindi auspicherebbe un governo M5S e centro sinistra m sganciato dai partiti con un programma forte e condivisibile. E non solo! La proposta di legge sul reddito minimo firmata anche da lui è intesa in maniera diversa.
Per Grillo come si sa in realtà intende un salario sociale minimo delimitato nel tempo, utile a superare la precarietà. Cioè a sostituzione della cassa integrazione, Aspi e mini Aspi , un sussidio tale da far campare per un certo periodo di tempo. Per Galegati invece intende il salario di cittadinanza, per tutti e a tutti indipendentemente dal suo rapporto di lavoro precedente o attuale. Il tutto naturalmente accompagnata e a patto di introdurre contemporaneamente misure sulla fiscalità, una riforma ammortizzatori sociale, l'abolizione del contante che per esempio in Corea del Sud ha portato , questa semplice misura, in poco tempo la diminuzione dell'economia sommersa dal 18% all'8%. Tutto questo , sostiene Gallegati , porterebbe portare alla eliminazione delle pensioni e liberare le risorse oggi riservate per i contributi in vita, riservandole appunto a questo fondo .
L'intervista si conclude con parole profetiche Dobbiamo investire sui lavori che hanno un futuro e tutelare le persone, e il loro benessere, non difendere un posto di lavoro purchessia.
Senza dire come, quali e da chi. Per ora accontentiamoci di vederci abolire le pensioni, la cassa integrazione, e il danaro in contanti. Il resto verrà!