"Se consentiamo di stabilire un nesso tra avviso di garanzia e dimissioni stai dando per buono il principio per cui qualsiasi giudice può, non emettere una sentenza che sarebbe anche comprensibile, ma iniziare un'indagine e decidere sul potere esecutivo".
Qui vi tutta la sintesi del renziano pensiero. La democrazia
liberale borghese ha sancito in maniera netta e precisa, tra l’altro, due
principi. La divisione fra potere giudiziario e quello esecutivo. E qui Renzi
anche se indirettamente , ma in maniera precisa, sancisce invece la fine di
questi principi dicendo che i giudici non possono procedere nelle indagini se
nel mirino vi sia qualche rappresentante del potere esecutivo, altrimenti
intralcerebbero l’esercizio del Governo.
La responsabilità quindi viene fatta ricadere su chi
legittimamente e costituzionalmente esercita un suo potere e non su chi anche
se in via ipotetica e tutta da dimostrare,
oggetto di indagine. Ribaltando il concetto, invece, questo rischio e
pericolo dovrebbe spronare il Presidente del Consiglio che sceglie e individua
i componenti del suo Governo a fare attenzione su chi far ricadere le sue
scelte che dovrebbero essere quindi oculate e attente , perché il rischio di
sbaglio ricadrebbe tutto sul governo e non su chi compie il suo lavoro.
Altro passaggio che porta al capovolgimento delle basi del
principio democratico liberal-borghese è il concetto di responsabilità. E a
maggior ragione quando questa responsabilità è a carico di chi gestisce un
potere politico e quindi immagine e rappresentante del popolo. Sarebbe troppo
facile ricordare un principio cardine in tutte le democrazie cosi dette
anglosassone o del mondo occidentale. La
moglie di Cesare deve non solo essere ma apparire immacolata. Più o meno
testualmente. Qui si ribadisce che non il Cesare ( detentore del potere
politico) , ma una a lui vicino deve apparire immacolata. Ora uno che è oggetto
di indagine si può dire che appaia immacolato?
Certamente no.
Ma facendo riferimento al caso Lupi.
Un politico che ha tra i suoi massimi dirigenti e quindi
suoi collaboratori ( e non importa se ereditati e confermati o scelti da lui.
Alla fine è la medesima cosa) è o non è responsabile politico delle malefatte
da questi compiuti e quindi dell’immagine screditata che alla fine ricade su
tutto il suo dicastero, sul Governo e su il popolo tutto?
E questo indipendentemente se le azioni sono state commesse
da lui medesimo. Quando Lupi si presenta nelle interviste con voce e volto
rattristati, stupito perché si ritiene innocente per le colpe che gli vengono
rivolte ( Rolex e viaggio della moglie) credo che sia sincero , non mente e non
finge perché non è nelle sue corde, nel suo DNA , nella sua cultura il concetto
di responsabilità oggettiva e di responsabilità politica.
Avere responsabilità politica per lui( e nel credo di tutto
il ceto politico e dirigenziale di questo paese) consiste solo in ciò che lui
compie direttamente e personalmente. Se l’ufficio che dirige, è inefficiente, o
non funziona bene, che non svolge i compiti assegnati , per la cultura espressa
dall’ex ministro Lupi e per questo ceto politico, la responsabilità non è sua
in primis, ma solo del colpevole fattuale tutto da individuare e se anche
istituisce una commissione d’indagine e questa alla fine si conclude con un nulla
di fatto tutto ritorna nella normalità. Il reato o l’inefficienza è un dato di fatto ma tutto rimane così
com’è. Nessuno è colpevole, neppure morale.
Ed infine una
considerazione più in generale.
Il politico intraprende questa strada , (come tra l’altro
tutti dicono fra i politici) per passione, per amore del Paese. Non per
mestiere. Bene se alla parole seguissero i fatti se qualcuno di essi incappato
per disgrazia nelle indagini della magistratura per i fatti a lui imputati o
per responsabilità oggettiva e politica facesse un passo indietro non solo non
sarebbe una disgrazia. Ritornerebbe a fare il suo lavoro nella società civile e
amen. Si è cimentato, ha commesso una mancanza in immagine . ma niente che
pregiudicherebbe la sua vita , la sua attività. Qui invece ed effettivamente,
diventa una tragedia, perché non è la passione che li spinge a intraprendere
questa strada e non come parentesi di vita. La carriera politica diventa un
mestiere, una pratica per tenersi in vita , per campare e per tutta la vita e
se questa viene messa in discussione per i politici è una tragedia
effettivamente. Al pari di quando un operaio perde il posto di lavoro ( a parte
le dimensioni della tragedia)
Ed è questo che dovrebbe scandalizzarci! Non che il politico
ha rubato ( che nel nostro paese è diventato oltre ogni misura, siamo al 69°
posto in classifica fra i paesi piu corrotti nel mondo, il primo in Europa. E
non solo per colpa dei politici), ma che si è perso il concetto di
responsabilità oggettiva.